Itinerari: Rocche e Castelli sulla Strada dei Vini e Sapori

Rocche e Castelli sulla Strada dei Vini e Sapori Un viaggio tra una scelta di rocche e castelli della Provincia di Forlì-Cesena potrebbe certamente risultare non esaustivo, come qualsiasi percorso tematico; ma ognuno dei castelli indicati può diventare punto di partenza per la comprensione e scoperta della storia di un luogo, e anche dei personaggi di cui questi piccoli e grandi manieri raccontano vicende ed aneddoti...

Tra Forlimpopoli e Predappio

Il punto di partenza ideale di questo viaggio sarà la baricentrica Forlimpopoli, la cui Rocca “Salvaterra” è emblematica di queste “letture multiple”. La Rocca trecentesca fu fatta edificare dal legato pontificio Egidio Albornoz  intorno al 1360, distruggendo e  inglobando in parte alcuni edifici preesistenti tra cui la chiesa utilizzata fino ad allora come duomo cittadino. Perfettamente leggibile in tutte le sue parti consta di 4 bastioni angolari, rivellino, fossato. Oggi è un luogo “stratificato”: al suo interno trovano spazio la sede del Municipio, il Museo Tobia Aldini, interessante museo archeologico con reperti locali ed in continua espansione, ed infine il piccolo, delizioso teatro Verdi, ottocentesco.
Proprio il teatro, insieme agli spettatori fu il bersaglio di una delle numerose scorrerie del noto bandito Stefano Pelloni (meglio conosciuto come il “Il Passatore”) che nella notte del 25 gennaio 1851, si presentò con la sua masnada davanti ad una platea di borghesi che vennero derubati di tutti i preziosi. Tra gli astanti di quella tragica notte erano presenti anche il famoso Pellegrino Artusi e la sorella Gertrude, rimasta profondamente e lungamente scioccata per la ferocia di quel bandito “scortese”…

Alle spalle di Forlimpopoli, in posizione di privilegio e controllo, la piccola Bertinoro, silente borgo collinare e sede del consorzio Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli di Forlì-Cesena; oltre alle numerose cantine vitivinicole, che producono vini d’eccellenza, un viaggio e Bertinoro non può certamente non comprendere una sosta alla Rocca, a lungo sede dei Vescovi locali. Con i suoi spessi muri e la rete di mura e bastioni che la circondano, essa è stata una delle meglio difese del territorio.
In anni recenti  la Rocca è stata oggetto di uno dei più lungimiranti ed interessanti progetti di riuso degli spazi; il vecchio museo dell’arredo liturgico è divenuto Museo Interreligioso, punto di partenza culturale per un confronto costante e innovativo tra le religioni monoteiste del mondo: il Cristianesimo, l’Islam, l’Ebraismo mediante linguaggi differenti: l’arte contemporanea, quella antica e gli apparati liturgici delle tre confessioni che vantano comuni origini.

Nel Meldolese

Con una breve deviazione, verso Meldola, tra campi coltivati a vite, si giunge al piccolo centro, caratterizzato dalla presenza delle acque del fiume che qui varia il proprio nome da Bidente in Ronco. La Rocca di Meldola,  edificata nell’XI secolo poi rimaneggiata dai Malatesta prima e da Pio da Carpi poi, che ne fece una principesca dimora, è da tempo oggetto di un attento restauro conservativo.  A pochi chilometri, in splendido ambiente selvatico sulla strada per Montecavallo, si erge solitario il borgo di Teodorano con Castello medievale di cui rimangono le alte mura a protezione del borgo e il mastio.
Lasciata Meldola, una deviazione  consente di raggiungere in breve tempo Rocca delle Caminate, la cui altura è attualmente occupata dall’omonima Rocca. L’antico castello di proprietà privata fu venduto dal Prof. Antonio delle Vacche ad un Comitato romagnolo intenzionato a recuperarla. A lavori ultimati, nel 1926, il manufatto recuperato al tempo e ai terremoti, fu donato a Benito Mussolini.
Il dono rivestiva un valore principalmente simbolico, in una Romagna che intendeva riconoscersi appieno  nei valori del fascismo e stringersi intorno alla figura, in quel momento oggetto di un processo progressivo di mitizzazione del Duce.
Ove accedeva il collegamento più reale che simbolico tra Rocca delle Caminate e Predappio, attraverso un potente fascio tricolore proiettato verso il cielo durante le pause del Duce presso questo "buen retiro" locale. Sono in corso i lavori di restauro e di recupero 

Nel cesenate

Si scende cosi lungo la via Emilia per raggiungere Cesena , baricentrica come la sua poderosa Rocca posta a controllo della sottostante industriosa città anticamente nota attraverso Plinio il Vecchio che ne cantava l’operosità e i prodotti agricoli, oggi anche città universitaria.
La Rocca di Cesena sul colle Garampo, era in antico (VI secolo) cittadella medievale e ospitava, tra le sue mura,  anche la vecchia cattedrale; la città era tutta qua. Solo a partire dal dominio dei Malatesta di Galeotto,dal 1378, di decise di rimettere mano alla vecchia Rocca, demolita e ricostruita in 100 anni.
La Rocca di Cesena è una delle più interessanti di questa Provincia: di visitano i camminamenti sotterranei, recentemente svuotati dalle macerie di riempimento, i camminamenti lungo le mura che consentono di osservare dall’alto la città e i suoi dintorni e, infine, il Maschio e la Femmina contenitori di collezioni di attrezzi della cultura contadina e di armi antiche.
La nuova gestione, tra l’altro, organizza periodicamente incontri, visite, mostre, laboratori e concerti che ne fanno un polo culturale romagnolo d’avanguardia.
Lasciata Cesena, più a sud sull’asse della via Emilia, si risale all’altezza di Gambettola per raggiungere il comprensorio della valle del Rubicone fino a Longiano.

Longiano e Sorrivoli

Piccolo, composto e rannicchiato intorno al maestoso Castello Malatestiano cui fa da contraltare il grande Santuario del Santissimo Crocifisso, chiesa settecentesca in cui si venera  un miracoloso Crocifisso duecentesco,  di grande interesse storico-artistico, Longiano è un bel borgo medievale Bandiera Arancione del Touring Club. 
In questo caso il Castello si presenta come un manufatto possente ed isolato, circondato da mura concentriche che seguono storicamente l’espansione del borgo antico sito lungo i confini tra i possedimenti  cesenati e quelli riminesi e per tale motivo più volte distrutto e ricostruito.
Il castello odierno, in parte trasformato nel corso del XIX secolo ospita, nelle sue piccole stanze raggiungibili attraverso anguste scale, come si conviene ad un vero castello di difesa di origini medievali, una delle più importanti collezioni di arte contemporanea della Regione Emilia Romagna.
La fondazione Tito Balestra Onlus, intitolata all’ancor poco noto poeta longianese, offre uno spaccato sensazionale di arte (soprattutto grafica) che ben rappresenta la cultura romana degli anni Quaranta, Cinquanta e Sessanta del Novecento e di artisti della cerchia di Tito Balestra tra cui Mino Maccari, Renzo Vespignani, Tono Zancanaro, Giorgio Morandi.  Da vedere magari tenendo sotto mano le liriche asciutte e profonde Tito Balestra e una lettura raffinatissima e colta dell’opera di Renzo Vespignani redatta da Ennio Flaiano .
Non lontano da Longiano, domina il territorio anche il panoramico castello di Sorrivoli (Roncofreddo), che col micro-paese rappresenta  un pittoresco complesso  ove periodicamente si tengono mostre, concerti, cene dal contenuto etnico, ed il celebre Festival dei Burattini.

Nei domìni della Romagna Toscana

Il secondo percorso si snoda interamente alle spalle della città di Forlì, dietro la quale storicamente sono da rinvenire i confini che separarono due stati tra il Medio Evo e l’Età moderna. Se Forlì, infatti era parte integrante dei domini dello Stato Pontificio, l’area collinare che la circonda era dominio incontrastato della Repubblica di Firenze, del Granducato di Toscana poi e infine della Provincia di Firenze e che Benito Mussolini – Presidente del Consiglio -  nel 1923 restituì alla Provincia storica, ovvero quella di Forlì.
In quest’area sono numerosi i castelli e le rocche a testimonianza della necessità dei Medici di guadagnare terreno sul versante adriatico, quale esito ultimo di una politica espansionistica aggressiva che ha segnato anche culturalmente tutto il territorio. In questa zona che passa sotto il nome di Romagna Toscana, infatti, si respira un’aria differente, non schiettamente toscana ma neppure marcatamente romagnola: un ibrido originale,  riscontrabile nell’architettura, caratterizzata dalla prevalenza dell’uso della pietra serena, in cucina e nell’accento in cui i romagnoli difficilmente potranno riconoscersi appieno.

In Modigliana

Avamposto di questa conquista fu il territorio di Modigliana, meraviglioso borgo nella valle del Tramazzo, verso Faenza attorno a cui culturalmente gravita. La Rocca, meglio dire la Roccaccia, in questo caso non domina il piccolo centro che si è sviluppato in maniera decentrata. Oggi non resta che poco più di un moncherino, in sezione, non raggiungibile per motivi si sicurezza. Tanto basta, tuttavia, per essere divenuto simbolo del luogo che secondo la tradizione  nel X secolo diede origine alla celeberrima dinastia dei Guidi attraverso il matrimonio tra la contessa Englarata ivi residente con il conte di origine toscana Teudegrimo.
I conti Guidi, di questa parte di Romagna (“Romagna solatìa dolce paese cui regnarono Guidi e Malatesta”) vi dominarono fino al 1377 quando il castello passò a far parte della Repubblica di Firenze; il carattere del borgo, città Nobile per volontà del Granduca di Toscana, è quello di una città che diede i natali, oltre che al famoso pittore Silvestro Lega, al prete patriota Don Giovanni Verità, al soprano Pia Tassinari anche a famiglie di nobili origini con ruoli chiave nella storia, nella politica e mondo ecclesiastico locale.

Tra Dovadola e Monte Poggiolo...

La Rocca di Dovadola,  attualmente in fase di ripristino,  conosciuta anche come la Rocca dei Conti Guidi,  domina su uno sperone di roccia puddinga  il centro di Dovadola,  in un passaggio che fino dall'antichità rivestiva un ruolo di primaria importanza nel controllo dei valichi appenninici. 
Più a sud, tutta  la vallata del Montone fu luogo strategico per gli avamposti militarizzati Medici che qui conquistarono Monte Poggiolo, Castrocaro e successivamente Terra del Sole.

Monte Poggiolo, in particolare, è databile intorno al X secolo; dopo varie vicissitudini in cui troviamo coinvolte per il suo possesso le dinastie locali tra cui gli Ordelaffi di Forlì, venne ceduta al Granducato i Toscana agli inizi del XV secolo divenendo parte integrante di quel sistema difensivo di cui fecero parte anche Castrocaro e Terra del Sole.
La Rocca di Montepoggiolo, costruita in mattoni, si presenta tuttora con una pianta quadrilatera irregolare. Dispone di quattro torrioni cilindrici agli angoli del fortilizio caratterizzati da grandi muri a scarpa. Nel quadro delle fortificazioni difensive preposte al controllo armato del territorio circostante, Montepoggiolo rappresenta la tipologia più classica di avamposto militare collegato ad un più ampio e articolato sistema difensivo capace di trasformare, in caso di necessità, la rocca in una vera e propria "macchina da guerra".
Oggi si presenta in stato di abbandono e degrado strutturale anche se sono stati avviati vari interventi di restauro parziale che non hanno però ancora restituito la rocca alla sua antica bellezza. Alla Rocca di Monte Poggiolo è legata una leggenda che narra dell’esistenza, ai tempi di Caterina Sforza, di una galleria che dall’interno conduceva fino alla rocca di Ravaldino a Forlì.

Castrocaro e Terra del Sole, Fortezza e Città Ideale...

A poca distanza da Monte Poggiolo si trova Castrocaro Terme; la cittadina termale, ospita ino degli esempi più interessanti di castelli che sono l’esito di una trasformazione della prima rocca databile intorno al X secolo nella sua fase embrionale, e nata a scopi difensivi nell’area a confine tra le conquiste bizantine e quelle longobarde.
Dopo un decennale lavoro di recupero che l’ha salvata dall’incuria, la Fortezza di Castrocaro è oggi visitabile. L’impianto, protetto da mura e posto sopra l’irto colle che controlla la cittadina termale sottostante, è un “assemblaggio” di strutture difensive di epoche diverse. La locale pro loco ha provveduto a metterla in sicurezza e dotarla di arredi che la restituiscono finalmente a nuova vita.
Al suo interno è visitabile una mostra permanente (“Le Chiavi e il Giglio”) che racconta il passaggio di consegne risalente al 1403 con cui la Fortezza venne ceduta ai Fiorentini e che segna l’inizio di una nuova fase storica di possesso di marca toscana durato fino al 1923.
Destano stupore i grandi “Arsenali medicei” ricavati su un fianco della fortezza: si tratta di tre vasti ambienti, il primo a cielo aperto, gli altri due con grandi volte a botte. Nella parete di fondo della terzo è situato un grande e scenografico camino, e una vasca di raccolta dell'acqua potabile.
 All’interno della Fortezza è stato allestito un punto di degustazione con prodotti della Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli di Forlì Cesena che offre l’opportunità di acquisto e di degustazione di prodotti locali (soprattutto vini) magari mentre si ammira, il panorama sullo sfondo che consente allo sguardo di spaziare dal mare fino al Monte Falterona.

Distante appena un chilometro da Castrocaro è Terra del Sole, verso Forlì che riveste un ruolo importante per la storia del Comune: ne rappresenta, infatti, il prosieguo storico.  In Terra del Sole  ricorre proprio l’8 dicembre 2014, il 450° anniversario di fondazione.
Qui, sulla grandiosa ed elegante Piazza d’Armi si respira un’aria meno chiassosa rispetto al vicino e animato centro termale. Nonostante le due località meritino un posto paritetico nel Comune (il Comune si chiama infatti Castrocaro Terme e Terra del Sole), pare che storicamente non corra buon sangue tra i due centri in quanto Terra del Sole nasce con il preciso scopo di divenire nuovo centro difensivo del Granducato di Toscana a partire dal 1564 (data di fondazione di Terra del Sole), al posto della vecchia Fortezza di Castrocaro militarmente considerata obsoleta...

In realtà Terra del Sole non fu mai utilizzata per scopi offensivi e destinata al disarmo alla fine del XVIII secolo.
Che resta, tuttavia, uno dei più mirabili e compiuti esempi  di città ideale realizzata dall’architetto Baldassarre Lanci, urbinate, dal figlio Marino, dal Buontalenti ed dall’eclettico Girolamo Genga come suoi collaboratori e continuatori per volontà di Cosimo de’ Medici (primo Granduca di Toscana) che diede concreta manifestazione, qui, alle speculazioni riguardanti il concetto di città ideale messi a punto dai più grandi architetti italiani tra cui il geniale Leon Battista Alberti.  Entro il perimetro delle mura (2 km. e 87 m.) si sviluppa l'insediamento simmetrico comprendente quattro isolati. Due Borghi, Romano e Fiorentino, l'attraversano da Porta a Porta, secondo il decumano, affiancati da quattro Borghi minori. Verso le due porte di accesso due castelli a forma stellare. Il centro, punto d’incontro dei due assi viari è rappresentato dalla vasta Piazza d'Armi, su cui si affacciano edifici monumentali: la Chiesa di S. Reparata, il Palazzo dei Commissari o Pretorio, quello dei Provveditori, quello della Provincia (Cancelleria).
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