COLLINE DI ROMAGNA DOP

COLLINE DI ROMAGNA DOP In Romagna è dunque in crescita anche l'olivicoltura. Fino a poco tempo addietro rendeva ben poco, ma ravvicinarsi del riconoscimento della D.O.P. (Denominazione d'origine protetta) per l'olio da parte della Comunità Europea, consentirà ai produttori di ottenere margini di guadagno di tutto rispetto. Non a caso, ogni anno, sono piantate dieci-dodicimila piante, che si vanno a sommare a quelle già esistenti, alcune delle quali secolari.

Storia e notizie
La coltivazione dell'ulivo risale ad oltre 3000 anni fa. Si suppone che provenga dall'odierna Siria. Mentre l'uso dell'olio di oliva in cucina è più recente, si fa risalire al 1500. In Romagna, dall'età Villanoviana, al Medio Evo e oltre, e fino all'inizio del '900, numerose sono
le fonti archivistiche, ecclesiastiche e notarili che testimoniano la presenza dell'olivo nel territorio romagnolo e l'importanza dell'olio d'oliva nell'economia rurale della Romagna.
L'olivo è presente un po' ovunque e trova la sua massima concentrazione nella provincia di Rimini, privilegiando il territorio collinare con riferimento geografico nelle valli del Marecchia,
del Marano e del Conca. Una significativa presenza si ha anche nelle prime colline della provincia di Forlì-Cesena, in particolare sull'Appennino cesenate, nei territori di media e bassa collina,
ubicati soprattutto nelle valli del Rubicone, del Savio, del Montone e del Bidente.

Il territorio in esame ospita un patrimonio olivicolo importante, dal punto di vista economico e paesaggistico, anche se la presenza dell'olivo è concentrata in alcune particolari aree. La coltura
trova una maggior diffusione negli ambiti territoriali di media e bassa collina. La media collina, costituisce la parte più interna e centrale del territorio ed è contraddistinta da notevoli variazioni di quota, generalmente oscillante tra i 200 e i 400 m circa s.l.m. La bassa collina, costituisce l'ambito più diffuso sul territorio ed è contraddistinta da tutti i rilievi collinari che si trovano a quote inferiori ai 200 m.
La coltura in questi territori rappresenta con la viticoltura ormai l'unica coltura arborea possibile, occupando la manodopera aziendale in periodi non coperti da altre attività.
Le fonti statistiche della regione Emilia-Romagna riportano una superficie olivetata complessiva di circa 1400 ettari e un patrimonio olivicolo stimato in circa 300.000 piante, di cui il 70% in provincia di Rimini, il 20% in quella di Forlì-Cesena e il restante 10% in quella di Ravenna.

La superficie suddetta è approssimativa, di fatto, comprende la coltura specializzata e quella promiscua, mentre per i filari sparsi e gli alberi isolati, ancora largamente diffusi sul territorio, non vi sono dati propriamente attendibili.
La coltura si presenta sotto forma di vecchi impianti e anche di quelli specializzati, recentemente introdotti. L'esempio di coltivazione dell'olivo, tradizionale e più diffuso, è a vaso libero con densità d'impianto media pari a circa 80/100 piante/ha. 
Negli impianti specializzati più recenti la densità è maggiore e si arriva anche a 300/350 piante, mentre negli impianti intensivi allevati a monocono le stesse arrivano fino a 500/600 per ettaro.
La raccolta è fatta quasi esclusivamente a mano con il metodo della brucatura, solo recentemente alcune aziende si sono dotate di macchine agevolatrici per la raccolta (pettini pneumatici, elementi scuotitori, ecc..).
Le olive vengono molite nei 25 frantoi locali, così distribuiti sul territorio: 20 in provincia di Rimini e 5 in quella di Forlì-Cesena.
La produzione delle olive è stata nel 1999 di 2.5771 e quella dell'olio di 46.200 kg. I dati produttivi, seppure sensibilmente fluttuanti per le condizioni climatiche proprie di un'area che si trova al limite settentrionale di coltivazione dell'olivo, evidenziano in ogni caso anche la rilevanza economica della coltura sul territorio, soprattutto per la qualità dell'olio extra vergine di oliva che se ne ricava.
La coltura, in effetti, ha particolari condizioni micro-climatiche che, unitamente ad appropriate pratiche agronomiche, consentono la produzione di un olio di particolare pregio e in grado di distinguersi per le sue caratteristiche chimiche ed organolettiche.
La commercializzazione è ancora affidata ai singoli produttori che vendono il proprio prodotto sfuso direttamente ai consumatori. Alcune grosse aziende, tuttavia, hanno iniziato da qualche anno a confezionare il proprio prodotto con marchi aziendali, per valorizzarlo e ricavarne un
reddito maggiore.

Disciplinare di produzione dell'Olio Extraverigne di Oliva Colline di Romagna DOP

Caratteristiche al consumo
colore: dal verde al giallo oro;
odore: di fruttato di oliva medio o talvolta intenso, con eventuali sensazioni di erba o foglia;
sapore: di fruttato di oliva con leggera sensazione di amaro e/o media piccante, unitamente ad eventuali sentori di mandorla, carciofo o pomodoro;
acidità massima totale espressa in acido oleico, in peso, non eccedente grammi 0,5 per 100 grammi di olio;
punteggio al panel test > =7;
È obbligatorio indicare in etichetta l'annata di produzione delle olive da cui l'olio è ottenuto.

Le caratteristiche in genere dell'olio extravergine di oliva romagnolo sono:
colore giallo con riflessi verdognoli molto intensi. L'odore di fruttato tenue ed il sapore è di media dolcezza e di acidità molto bassa, non eccessivamente strutturato e sono intermedie tra quello ligure (delicato, particolarmente adatto per i bolliti) e quello toscano o pugliese (più deciso e forte, impiegato in cucina per le carni e le bruschetto).

L'impiego ideale
Adatto in cucina per condire insalate piuttosto ricche e per aggiunte a crudo su zuppe di ceci e fagioli, ma soprattutto per condimento di piatti importanti e complessi della gastronomia locale. Per maionese, per vellutate e besciamella, per purea di patate, su pesci bolliti, insalate
di mare delicate, per saltare carni bianche, stufare verdure, per gli impasti di pasticceria fine e biscotti, torte lievitate, per friggere frutta, dolci, omlette.