FAVE DEI MORTI
Un tempo, forse retaggio di un’offerta rituale, erano una consuetudine ai primi di novembre, e si preparavano con molta pazienza per offrirle ai parenti che, nella ricorrenza dei morti, facevano visita a casa.
Si tritano insieme, fino a ridurli in fine granella, le mandorle già spellate, i pinoli e alcune mandorle amare (una volta si usavano i gherigli delle pesche). Al composto si uniscono poi, amalgamando con molta cura, le chiare d’uovo, la farina, lo zucchero, e, a piacere, anche un po’ di lievito per dolci. Con una tasca a bocca larga o aiutandosi con due cucchiaini, se ne depositano dei monticelli grossi come una noce sulla placca da forno imburrata (va molto bene anche la carta da forno), si imbiancano con una leggera spolverata di zucchero a velo, si mandano in forno già caldo a 150 °C per 15-20 minuti al massimo (durante la cottura le fave gonfiano, perciò occorre lasciare un po’ di spazio tra di loro. Sono pronte quando, già dorate in superficie, si staccheranno facilmente dalla placca imburrata o dalla carta.